I “cazzilli” siciliani, però col prosciutto dello Zio!CROCCHIETTE DI PATATECON PROSCIUTTO DI WAGYŪVolete conquistare una platea di bambini e renderli servizievoli e gentili? Presto fatto: date loro quintali di frittissime, croccanti crocchette di patate (magari ripiene!) e li renderete felici. A dire il vero, renderete felici anche platee di adulti, noi compresi, ma non ditelo troppo in giro. In Sicilia, le crocchette di patate vengono chiamate “cazzilli” e prendono questo nome per via della loro forma allungata (non fate battute da terza media, che siete ben cresciuti!).Frittissimi, in abbondante olio, si preparano con ingredienti molto semplici: patate, sale, pepe, prezzemolo e l’immancabile mentuccia, dalle foglioline tanto piccine quanto intense. Questa è la versione siciliana delle crocchette, come dicevamo. A seconda della regione o della parte del mondo in cui ci troviamo, il nome di questo gustoso finger food cambia notevolmente. Ad esempio, a Napoli (e gran parte della Campania) le crocchette vengono chiamate panzarotti, probabilmente il nome qui è dettato dal fatto che la loro forma ricorda una pancia morbida.Il mondo e la storia sono pienissimi di ricette e storie delle crocchette di patate. Le prime tracce scritte risalgono al XVIII secolo grazie a Parmentier, agronomo francese. Questi, catturato dai tedeschi durante la Guerra dei Sette Anni, riuscì a sopravvivere grazie alle sole patate. Tornato a Parigi, cercò di convincere Luigi XVI a rivalutare questo tubero, visto il suo alto valore nutrizionale (ma anche visto il fatto che non lo fecero crepare di fame e un po’ di riconoscenza l’aveva, aggiungiamo noi).Al tempo di Parmentier, la patata non godeva di buona fama, soprattutto tra nobili e reali: infatti, era considerato un cibo estremamente povero e privo di qualsiasi qualità, lo si riteneva adatto a momenti di estrema carestia o da far mangiare agli animali. La piena accettazione delle patate nell’alimentazione dei francesi avviene solo dopo la metà del secolo successivo a Parmentier: quindi, in soldoni, ci mise un bel po’ per entrare a far parte del regime alimentare quotidiano.Ritornando alle nostre crocchette, più scaviamo a fondo e più troviamo Paesi pronti ad appropriarsi dei natali di questo street food così godereccio; per gli spagnoli, l’invenzione è tutta loro e ritengono che le crocchette di patate, a cui tutti siamo abituati, siano la versione “povera” delle loro croquetas de jamon.Perché piacciono così tanto?Il motivo è da ricercare nella nostra storia evolutiva: i nostri antenati avevano a disposizione cibo in quantità molto ridotte e conducevano una vita molto attiva, riuscivano a sopravvivere al grande dispendio energetico solo grazie ai cibi calorici, come quelli ricchi di grassi e zuccheri. Questa tendenza non l’abbiamo persa: ecco spiegato, molto facilmente, perché il connubio fritto+tubero ha così tanta presa su di noi.Durante il mese di Febbraio, siamo stati a casa dello Zio per il periodico shooting dedicato al Magazine: come al solito, non si è risparmiato e ci ha preparato proprio i cazzilli siciliani che vi abbiamo menzionato nell’introduzione di questo articolo. Attenzione, però: non la versione classica, con la sola mentuccia caratterizzante, ci ha deliziato con la versione deluxe, ripieni con il prosciutto cotto di Wagyū del Megastore.Noi, in gran segreto, vi forniamo la ricetta con qualche trucco. Vediamo se riuscite a fare cazzilli più buoni di questi.Per la preparazione vi occorrono patate vecchie. Perché le vecchie e non le patate novelle? Perché le patate vecchie contengono più amido e questo consentirà al nostro impasto di legarsi nel miglior modo possibile.Eravamo tentati di non darvi il numero delle dosi: vi accorgerete, durante la ricetta, che una crocchetta (ops: cazzillo) tira l’altra e difficilmente riuscirete a resistere.Ingredienti per 6 persone: versione "dello Zio": 1 kg di patate vecchie / 250 g di amido di mais / 200 g di prosciutto cotto di Wagyu / 3-4 foglie di salvia / 2 rametti di rosmarino / il succo di 1/2 limone / sale q.b. / pepe q.b.versione classica: 1 kg di patate vecchie / 250 g di amido di mais / 4 cucchiai di prezzemolo fresco / 1 cucchiaio di mentuccia tritata / il succo di 1/2 limone / sale q.b. / pepe q.b.PREPARAZIONE1. Bollite le patate fin quando non raggiungono i 75°C (temperatura della gelificazione della fecola) interni o cuocerle direttamente con la buccia, al massimo della potenza per 10-15 minuti, rigorosamente coperte. In alternativa, potete cuocerle in ember roasting, avvolte nella carta stagnola.2. Nel frattempo, tritate finemente la salvia, il rosmarino ed eventualmente anche la mentuccia. Prendete il prosciutto di Wagyū e tritatelo finemente.3. Schiacciate le patate e aggiungete l’amido di mais, il sale e il pepe. Mescolate con le mani, energicamente. Aggiungete anche le erbette tritate e il prosciutto. Continuate a mescolare fino ad ottenere un composto omogeneo.4. Fate asciugare il composto lasciando evaporare l’acqua di vegetazione.5. Ungete le dita con olio, formate le palline e poi rendetele ovali arrotolandole palmo su palmo.6. Una volta formati, appoggiate a debita distanza su carta forno e lasciate rassodare.7. Preparate una pentola con abbondante olio da frittura o una padella capiente. Friggete i cazzilli quando la temperatura sarà di 180°C. Vi accorgerete che saranno cotti quando il colore sarà di un dorato spinto.8. Servire ben caldi, magari con una maionese al lime e pepe.Attenzione: se non riuscite a reperire il nostro prosciutto di Wagyū, potete ripiegare su guanciale o classico prosciutto cotto di buona qualità.